Numeri ordinati questa volta. Ed anche abbastanza impegnativi, perché proverò ad illustrarvi in maniera algebrica, le dinamiche sottostanti l’evoluzione del debito pubblico.
Tutte cose ben note agli economisti, tengo a precisare.
La differenza tra i ricavi da imposte e la spesa pubblica è il saldo primario di uno stato sovrano paese. Se i ricavi da imposte superano la spesa pubblica, il paese sarà in avanzo primario, se la spesa pubblica supera i ricavi da imposte, il paese sarà in disavanzo primario.
Il paese in questione, potrà pagare in parte o tutti gli interessi sul debito (ed eventualmente diminuire l’ammontare del debito stesso), con il suo avanzo primario. Nel caso in cui sia in disavanzo primario, sarà necessario emettere nuovo debito pubblico per finanziare il suddetto disavanzo e per pagare gli interessi sul debito pregresso.
In realtà, in questo secondo caso, il paese potrebbe anche aumentare la base monetaria (se mi permettete la semplificazione, “stampare moneta”), ed utilizzare tale aumento per finanziare il disavanzo primario e gli interessi sul debito pubblico.
Riassumendo in formule quanto sopra descritto, avremo che:
In ciò che segue, elimineremo il termine relativo alla variazione della Base Monetaria, mettendoci cosi’ nel “caso europeo”, in cui è vietata la monetizzazione del debito, ovvero l’acquisto del debito pubblico emesso da paesi dell’Unione Europea, attraverso l’aumento della Base Monetaria sotto controllo della Banca Centrale.
Con qualche calcolo, e qualche ipotesi semplificativa, la formula che a noi interessa, ha per oggetto la variazione del rapporto tra debito pubblico e PIL, ed è la seguente:
Con qualche calcolo, e qualche ipotesi semplificativa, la formula che a noi interessa, ha per oggetto la variazione del rapporto tra debito pubblico e PIL, ed è la seguente:
Stabilizzare il rapporto tra debito pubblico e PIL, si traduce nel porre a zero il termine di sinistra della nostra equazione. L'avanzo primario (misurato in percentuale del PIL), affinchè si addivenga a tale stabilizzazione, è dato da:
A questo punto è chiaro cosa è necessario fare affinchè il rapporto tra debito pubblico e PIL si stabilizzi: o si genera una crescita (nominale) del PIL almeno pari al costo medio percentuale del debito pubblico, o si guida la finanza pubblica (sul lato della spesa e/o su quello delle entrate fiscali), in modo tale da generare un avanzo primario pari alla differenza tra tasso di crescita e costo del debito, moltiplicato, nel caso dell'Italia, per 1,2 (attuale rapporto debito pubblico / PIL).
Ipotizziamo una bassa crescita nominale del PIL, diciamo del 2,5%. Un costo medio del debito del 4,5%, ed un rapporto iniziale Debito Pubblico/PIL del 120%. Il paese in questione, dovrà, secondo la formula di cui sopra, gestire le proprie finanze pubbliche in modo da generare un avanzo primario di 2,4 punti percentuale
di PIL, e questo unicamente per stabilizzare al livello attuale (120%), il rapporto Debito Pubblico /PIL.
Due-punto-quattro-punti-percentuali-di-Pil di avanzo primario, sono circa 37 miliardi di euro (per l’Italia), ovvero circa il 4,5% della Spesa Pubblica e delle Entrate dello Stato.
Non si tratta di poca cosa. Il totale della spesa per il personale delle Amministrazioni Pubbliche in Italia è oggi pari a circa l’11% del PIL. Se volessimo stabilizzare il debito pubblico unicamente attraverso tagli alla spesa del personale delle amministrazioni pubbliche, dovremmo tagliare detta voce di circa il 22%.
Quanto sopra credo renda chiaro il tragico impatto che un aumento del costo del debito pubblico abbia in termini di avanzo primario necessario e di quanto potrebbe essere "vantaggioso" riuscire a generare un punto di crescita economica in piu': ogni punto percentuale di crescita ridurrebbe l'avanzo primario necessario alla stabilizzazione del debito, di 1,2 punti percentuali di PIL, ovvero di circa 19 miliardi di euro.
Diciannove miliardi di euro, di minori tagli o di minori imposte. A scelta.
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